Manuale Operativo Franchising
Per chi è: Ideale per franchisor, il...
Introduzione
Il processo di internazionalizzazione del retail italiano è
iniziato qualche anno fa con risultati di un certo rilievo. Ai
tradizionali retailer italiani dell’abbigliamento, pelletteria e
accessori si sono poi aggiunti più recentemente i programmi di
espansione dei franchisor italiani.
Nel 2005 i punti vendita in franchising all’estero erano 4.750,
mentre il corrispondente dato del 2012 è salito a 7.713 punti
vendita (dati Assofranchising Italia). E’ opportuno tenere presente
che questi dati non comprendono i punti vendita gestiti
direttamente dalle aziende franchisor.
Già da alcuni anni il franchising italiano si è proiettato verso
l’estero anche con altri prodotti tipicamente italiani, quali il
caffè, la pasta e il cibo nelle sue più varie espressioni. Gli
analisti del settore sostengono poi che il fenomeno della presenza
del made in Italy all’estero è tuttora in una fase sostenuta
nonostante la crisi finanziaria innescata nel 2007 dai mutui
subprime negli Stati Uniti. Questa crisi ha avuto gravi conseguenze
sull'economia mondiale, in particolar modo nei paesi
sviluppati.
Il settore del commercio ha continuato a crescere soprattutto nei
mercati emergenti e quasi quotidianamente leggiamo articoli e
notizie del progresso economico dei paesi BRICS (Brasile, Brasile,
Russia, India, Cina e Sudafrica) e dell’ASEAN (Paesi del sud-est
asiatico), progresso sostenuto dall’aumento del potere di acquisto
delle popolazioni in generale ma, soprattutto, dei cittadini a più
alto reddito.
La dimostrazione di quanto sopra detto è confermata dai risultati
emersi dal recente sondaggio lanciato da BeTheBoss.it e
Confimprese.
Vorrei aggiungere che il futuro dei retailer e franchisor italiani
dipende dalla velocità con cui sapranno proiettarsi all’estero con
investimenti e risorse umane adeguati. In primo luogo, il mercato
globale è sempre più ”vicino” sia per le comunicazioni più veloci
sia per le possibilità di vendita assicurate dalle nuove tecniche
informatiche (leggi e-commerce).
In secondo luogo, il mercato europeo è sempre di più un “home
market”, che permette quindi di trasferire risorse umane e capitali
per la globalizzazione dei brand italiani nel mondo.
Gli imprenditori italiani sono consapevoli di disporre di prodotti
e servizi attraenti per consumatori in ogni angolo della terra e
siamo certi che sapranno cogliere queste nuove e grandi opportunità
per i loro brand.
Giuseppe Bonani
Consigliere BeTheBoss.it
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Premessa di Francesco Montuolo
Gli obiettivi e il campione utilizzato
Il punto di vista dei Retailer già all'estero
Il punto di vista dei Retailer non ancora all'estero