Internet: Vent’anni, ed è ancora un new media…

Ci sono azioni capaci di tagliare il tempo. Gesti semplici, perfino banali, che riescono a tracciare sulla tela della Storia una linea di demarcazione ineluttabile fra il prima e il dopo. Gli esempi si sprecano: il primo volo umano, il primo trapianto di cuore, la prima macchina a vapore, la prima trasmissione radio. O la schermata che riproduciamo qui a fianco, che sembra una brutta lista della spesa e che, invece, è “semplicemente” la prima pagina web della storia. Questo documento sorprende per la sua semplicità: niente immagini, nessun ornamento tipografico… nemmeno il tentativo di dare una forma gradevole alle righe. Eppure i fondamenti della Rete delle Reti sono tutti lì. Ci sono i link, con la loro inconfondibile livrea azzurra; ci sono i rientri e i titoli del codice Html “puro” e c’è la struttura ad albero che ancora oggi siede alla base dell’organizzazione
dei siti web. 

“Per me esisteva già da molto tempo”
A mettere online il primo sito web, la cui home page era proprio il documento di cui stiamo parlando, fu Tim Berners-Lee, uno scienziato del Cern che da allora è salutato come il “padre di internet”. La data di pubblicazione del 6 agosto del 1991 autorizza a celebrare legittimamente il ventesimo compleanno della Rete: e non è un caso che proprio nelle scorse settimane l’Italia abbia ospitato un florilegio di iniziative dedicate all’anniversario. Lo stesso “padre del web” è stato ospite a Roma di un evento celebrativo, dove ha rievocato la storia di quel giorno. “Il 6 agosto 1991”, ha dichiarato Berners-Lee, “ho soltanto mandato un messaggio al newsgroup alt.hypertext per far conoscere il web al resto del mondo. Ma era già disponibile all’interno della comunità del Cern. Per me esisteva già”. La modestia con cui lo scienziato –per il quale molti auspicano il riconoscimento di un Nobel– minimizza il ruolo della sua invenzione è addirittura commovente. Ma c’è un altro modo di leggere questa dichiarazione.  Il web, alla sua data di nascita, era fondamentalmente un’esigenza. Rappresentava il naturale sviluppo delle cose: e secondo molti, con o senza Berners-Lee, sarebbe comunque nato, in una sorta di generazione spontanea.

Foto di famiglia: da oggi… Comunque sia andata, l’invenzione del web resta una delle più importanti nella storia, forse la più gravida di conseguenze degli ultimi secoli. Chiunque se ne rende conto anche solo passando in rassegna le fasi della sua evoluzione: e allora immaginiamo per un attimo di sfogliare le pagine di un album fotografico dedicato ad Internet. In rapida successione vedremmo scorrere le prime BBS, i terminali Teletext, i modem a 14.400 baud con le loro complicatissime stringhe di configurazione. Vedremmo poi l’alternarsi, una stagione dopo l’altra, dei browser di moda: Mosaic, Netscape, IE, Firefox, Safari, Chrome.  Uno sforzo in più, e scopriremmo accanto ad essi le immagini dei primi newsgroup, il timido emergere delle tecnologie di accesso ai dati, la straripante marea di siti dinamici e di web services che hanno reso democratica la creazione di un sito…. E poi la posta elettronica, le applicazioni di home banking, gli scenari Business to Business e Business to Consumer, le suite per il controllo remoto di impianti industriali, le chat con video e senza, le aste, i motori di ricerca e la musica digitale…

Sulla soglia della maturità
Insomma, proprio come un giovanotto in carne ed ossa, il web si è fatto grande. È diventato maturo, ha acquisito la capacità di adattarsi alle situazioni, ha sviluppato le proprie capacità mnemoniche e ora sa reagire in modo intelligente agli stimoli esterni. A questo punto –stiamo pur sempre festeggiando un compleanno– scatta la domanda classica: “Cosa farai da grande? Quali sono i tuoi progetti futuri?” Ebbene, non diversamente da quanto potrebbe accadere con un simpatico giovanotto di vent’anni, anche per il web è difficile rispondere. Un po’ per gioco e un po’ sul serio, possiamo fingerci di nuovo alle prese con l’album di famiglia del web, una ventina d’anni più tardi. A quel punto, con ogni probabilità, nessuno più parlerà del web: e questo sarà l’indizio di una vittoria schiacciante. Vorrà dire che la Rete sarà ormai talmente pervasiva da risultare ovvia. Come i cavi della cornrente elettrica, le linee telefoniche o le tubature dell’acqua. Da qui a pochi anni, il web sarà nelle auto, in tutte le televisioni, persino nei bulbi delle lampadine e nei guard-rail. I deboli di cuore avranno un link di controllo nel pacemaker, e l’intelligenza artificiale –un antico, ambiziosissimo sogno dell’uomo- sarà un fatto compiuto. Non su un supercomputer in stile Anni Sessanta (ricordate Hal 9000?), ma nella Rete, in un luogo incorporeo che vivrà in piena simbiosi con il mondo reale. E che costituirà non soltanto l’infrastruttura, ma addirittura la coscienza collettiva della società di domani…

A cura di Cristiano Cameroni

Fonte: Beesness

 

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