Imprenditoria giovanile: finanziamenti

Silvio Zannoni

Data

ago 06, 2013

Il lavoro giovanile è ormai uno dei grandi problemi del nostro paese. Basta leggere gli ultimi dati sulla disoccupazione elaborati dall'Istat, dai quali si deduce che ben il 39,1% dei giovani tra i 15 e i 24 anni non ha occupazione, per capire la gravità della situazione.

Proprio per questo motivo, assume una particolare importanza la legislazione sull'imprenditoria giovanile, cioè quella serie di norme volte ad agevolare la formazione di imprese da parte di ragazzi con spirito imprenditoriale e pronti a misurarsi con il mercato.

A questo proposito, nel nostro paese esistono alcune norme che hanno il loro fulcro nella legge 95/95, nata inizialmente per cercare di sviluppare una rete di imprese gestite da giovani nel Meridione per poi essere estesa ad aree del Centro e del Nord con problemi occupazionali. Obiettivo principale di questa legge è quello di agevolare l'avvio di imprese di nuova costituzione, guidate e costituite da giovani con una età sotto i 36 anni.

Il finanziamento previsto avviene sotto forma di servizi e di agevolazioni di carattere finanziario, mentre per quanto concerne la forma sociale, esso è destinato a società in nome collettivo, in accomandita semplice o per azioni, a responsabilità limitata, per azioni o semplici, oltre che a cooperative. Non sono comprese nella tipologia le società di fatto, quelle a responsabilità che abbiano un solo socio e le imprese individuali.

Tra le iniziative che sono considerate finanziabili, sono compresi quei progetti d'impresa che siano legati alla produzione di beni nei settori dell'agricoltura, dell'industria e dell'artigianato, e la fornitura di servizi riservati alle imprese, ad eccezione di quelli alle persone, alle amministrazioni pubbliche o ai settori del commercio e del turismo. Le nuove società o le cooperative, possono invece vedere finanziate tutte quelle attività che non siano ristrutturazione di iniziative già in atto, o loro ammodernamento o riconversione.
Chi vuole presentare una richiesta di agevolazione, può farlo in ogni periodo dell'anno, non essendo previsti termini particolari. I contributi possono essere erogati a fondo perduto o con tassi di interesse agevolato, con unico limite quello previsto dal luogo in cui opera l'impresa, dal suo settore di attività e dalle dimensioni.

Va specificato che il finanziamento non copre tutta la cifra prevista dal piano presentato, ma che varia in base alla regione in cui è ubicata l'impresa e solitamente non supera la metà del capitale ritenuto necessario da chi presenta la richiesta. In alcuni casi, però, l'impresa richiedente può ottenere anche il 90% dell'investimento previsto, di cui una metà a fondo perduto. Una casistica che riguarda in particolare aree depresse del Meridione, mentre per le regioni centrali la copertura può arrivare ad un '80% nel settore agricolo, fermandosi poco sotto questa soglia negli altri settori.

Oltre alla 95/95, riveste particolare importanza, la legge 236/93, integrata poi dalla 144/99, la quale permette l'erogazione di contributi a fondo perduto e finanziamenti con tassi di interesse agevolato a tutti quei giovani vogliosi di creare imprese di servizi.

Infine, negli ultimi anni ha assunto grande rilievo il Decreto Legge 185, del 21 aprile 2000, il quale prevede incentivi all'autoimprenditorialità e all'autoimpiego, anch'esso teso perciò alla formazione di nuove imprese.

N.B: aggiornamento: INVITALIA ha esaurito i fondi! Come leggiamo sul sito di INVITALIA nella sezione Autoimpiego (http://www.invitalia.it/site/ita/home/incentivi-alle-imprese/autoimpiego-d.lgs.-1852000-tit.-ii.html ), "dal 26 aprile 2013 non è possibile presentare nuove domande .. per esaurimento delle risorse finanziarie relative agli incentivi previsti dal Decreto Legislativo 185/2000.

Iniziative che però hanno potuto fare poco contro una crisi sempre più devastante che ha colpito duro anche nel mondo delle imprese giovanili. Basti pensare infatti che nel corso del 2012, il totale delle stesse, nel nostro paese, si è ridotto del 4,1%, con flessioni particolarmente rilevanti in Sardegna, Friuli Venezia Giulia e Umbria. Un dato che è molto eloquente e che dovrebbe far riflettere a fondo le istituzioni.