Turchia: terra di conquista per il franchising

Manlio Urbano

Data

ott 25, 2012

Il mercato del Franchising in Turchia

di Manlio Urbano - Responsabile Comunicazione Octagona S.r.l.

In Europa c’è un Paese che non conosce crisi. La Turchia, che riveste un’importanza geostrategica di primo piano, sperimenta da anni una crescita sostenuta: nell’ultimo biennio l’incremento del PIL si è attestato ad un tasso medio dell’8-9% e le importanti riforme in ambito commerciale ed economico hanno cambiato il volto del Paese, che ha potuto godere di notevoli miglioramenti dal punto di vista sociale, politico e culturale. 

La Turchia odierna, che ha ricevuto negli ultimi anni un notevole afflusso di Investimenti Diretti Esteri (IDE), non nasconde le proprie ambizioni globali e si configura attualmente come una delle mete più interessanti in cui investire. La Turchia si configura come uno dei mercati più interessantiper avviare attività di franchising. Il settore rappresenta oggigiorno una vera forza trainante per l’economia locale ed è in grado di creare grandi possibilità di business e offrire prospettive di lungo termine. 

Analizzando da un punto di vista storico l’evoluzione del settore, il primo brand che ha effettuato il proprio ingresso in Turchia è stato McDonald’s nel 1985: da allora sono stati fatti enormi passi avanti e il franchising, grazie anche ad un enorme afflusso di investimenti stranieri che si sono prevalentemente concentrati nelle grandi aree urbane come Istanbul, Ankara e Smirne, ha sperimentato, in particolare modo nell’ultimo decennio, un vero e proprio boom. Le cifre fornite da UFRAD (Associazione di Franchising Turca) illustrano le potenzialità del settore. 

Questi i dati relativi proprio al decennio 2000-2010: 

• nel 2000 il numero di catene dei brand operanti in Turchia si è attestato intorno alle 480 unità e alla fine del 2011 se ne contavano circa 1876; 

• il numero di franchisor è aumentato in maniera vertiginosa, passando dai 194 del 2000, ai 1450 del 2010; 

• i franchisee, che nel 2000 erano 800, sono diventati 50.000 alla fine del 2010; 

• il fatturato nel 2010 ha raggiunto i 35 miliardi di dollari, rispetto ai 7 miliardi del 2000. 

Complessivamente, delle 1876 catene presenti all’interno del mercato turco circa un terzo (il 24%) è di origine straniera, mentre il 74% fa riferimento a brand locali; per quanto riguarda la suddivisione in settori, la maggior parte degli investimenti si concentra nel food, nei servizi e nell’abbigliamento. 

Va tuttavia rilevato che il rapido sviluppo del franchising sta portando  ad una più elevata diversificazione: oggi infatti si assiste ad una crescente presenza di brand operativi nei settori di istruzione e formazione, automotive, business services, servizi informatici, mobili e arredamento, applicazioni elettriche, hardware, real estate, fitness, supermercati, servizi per bambini, saloni di bellezza, hospitality, servizi di pulizia. Sempre secondo la stessa UFRAD, le migliori prospettive per gli anni a venire riguardano i settori relativi a: 

• Ristoranti e caffè • Sistemi di comunicazione • Servizi di pubblicità • Entertainment • Giocattoli-Servizi per bambini • Supermercati • Istruzione e formazione • Fashion 

Tali tendenze sono corroborate dalle statistiche demografiche della Turchia, che costituiscono un ulteriore motivo di interesse per gli investitori stranieri: circa 43 milioni di persone, su un totale di 75 milioni di abitanti, hanno meno di 23 anni e il tasso di natalità è di gran lunga superiore a quello dell'Europa occidentale. Di conseguenza, la domanda di servizi per bambini continuerà ad essere in aumento in futuro. 

Interessanti opportunità si registrano anche per quanto riguarda il settore educativo e della formazione. La Turchia è diventata un player attivo nel commercio internazionale e assumerà un ruolo sempre più importante negli equilibri globali: attualmente, la domanda interna di persone in grado di parlare fluentemente inglese è molto alta. Tale fattore, unito alla contemporanea crescita dell’industria del turismo, lascia presupporre come gli spazi al l’interno del settore in questione non manchino di certo. Da sottolineare inoltre come la straordinaria crescita dell’industria delle costruzioni turca abbia notevoli ripercussioni su altri settori, quali quello della ristorazione (basti pensare ai fast-food che saranno situati nei nuovi centri commerciali), del real estate e dell’entertainment, solo per citarne alcuni. Un investimento in Turchia è da inquadrare anche in ottica strategica: la favorevole posizione geografica del Paese, ponte tra Europa, Nord Africa, Medio Oriente e Asia Centrale, consente un più agevole accesso ai mercati limitrofi emergenti.