Manuale Operativo Franchising
Per chi è: Ideale per franchisor, il...
“Non possiamo dimenticare il fiume dell'emigrazione italiana: ...da questo nostro Paese… partirono nel corso di un secolo, emigrando nel resto d'Europa e nel Nuovo Mondo, oltre 25 milioni di italiani. L'ammirazione, che sempre ha suscitato e suscita nel mondo il patrimonio storico, culturale, artistico, naturale d'Italia.” Presidente Giorgio Napolitano
Come ho già scritto su Retailwatch, il caffè e la ristorazione in genere sono uno dei patrimoni più importanti del made in Italy. Percorrendo le strade delle nostre città non possiamo non notare le insegne americane del fast food, ma chi ha avuto la fortuna di percorrere anche le strade americane, soprattutto della frenetica città di New York, ha constatato con piacere che l’America ama l’Italia. Ciò si denota dai numerosi negozi italiani presenti nel territorio statunitense. Osservando meglio, si evince che il mercato americano è attratto soprattutto dalla ristorazione e dal caffè all’italiana.
Per fare subito un esempio, il Piccolo Café, situato al n. 238 di Madison avenue (www.piccolocafe.us/238madisonave), benché di recente apertura, è già a al terzo locale. Anche Pubblico Espresso Bar (www.pubbliconyc.com), al Greenwich Village, sta avendo identico successo ed è in procinto di aprire a breve altri locali e al tempo stesso sta studiando l’opportunità di lanciare il progetto franchising. Inoltre, come esperienza nata dal know-how italiano, dobbiamo segnalare Financier Pastries (www.financierpastries.com), una società che, da tempo acquirente di prodotti italiani, oggi sta crescendo molto velocemente e il caffè che usano ora proviene dalla loro torrefazione aperta a Brooklyn. La loro espansione recentemente si è rafforzata quando un’importante merchant bank ha creduto nel loro progetto.
Per fare qualche esempio di caffetteria italiana in franchising citiamo Espressamente Illy, Segafredo, Vergnano, Espression Lavazza, che si trovano a New York, San Francisco e Miami. Dopo New York, gli Stati dove si trova il maggior numero di locali “italiani” sono la Florida e la California. Nuova moda degli Stati Uniti pare siano i pop-up bar, cioè chioschi all’italiana nelle piazze, sulle spiagge, nei posti ad alta caratterizzazione turistica.
In America c’è molto lavoro per i nostri barman qualificati: infatti, gli Usa richiedono “maestri del caffè” che rappresentano la tradizione italiana per offrire un sapore intenso alla comunità americana.
Ricordiamo anche il progetto Eataly, negozio di grande successo a New York situato al numero 200 della 5a Strada (www.eatalyny.com/how-to-eataly/location-hours). Fondata da Oscar Farinetti, già fondatore di UniEuro (poi ceduta ad una società britannica), rientra nel filone culturale di riscoperta delle radici enogastronomiche italiane, rappresentato anche da Slow Food di Carlo Petrini. Eataly oggi è una catena alimentare di punti vendita di medie e grandi dimensioni specializzati nella vendita e nella somministrazione di generi alimentari tipici e di qualità.
Tale accentuato interesse, rivolto agli italiani, si rileva inoltre negli eventi di successo tra cui l’International Fancy Food and Confections Summer Show, che si è tenuto dal 10 al 12 luglio 2011 a Washington e che ha visto il coinvolgimento di oltre 200 produttori del settore agro-alimentare. Nel corso degli anni si sono visti numerosi esemplari di start up di ristoranti, pizzerie e negozi “italiani”, ma si è sempre trattato di iniziative con uno o pochi altri punti di vendita e mai di una grande catena.
Grandi gruppi italiani, come Autogrill, che si sono stabiliti molto efficacemente negli USA alla fine degli anni ’90, hanno optato di non portare il classico modello di “food service all’italiana”, ma di puntare invece su uno stile americano, tanto che negli USA operano esclusivamente sotto il marchio HMS HOST e altri brand da loro a suo tempo rilevati la maggiore parte dei quali non fanno alcun tipo di menu basato su gastronomia italiana.
Nonostante il grande successo della ristorazione italiana negli Usa, a parte di alcuni sporadici casi, (specialmente a livello di catene), il successo della ristorazione e di caffetteria italiana in quel paese sembra dovuto alle iniziative di imprenditori italoamericani o delle grandi società americane, che prendendo spunto dalla popolarità del “mangiare all’italiana”, e delle centinaia di pizzerie e negozi che stavano aprendo attraverso l’America, hanno sviluppato il loro business model attorno ad un concetto di food service “italian style”. Come esempio “the Olive Garden” (www.olivegarden.com).
Cercando di capire il perché della mancanza di catene italiane abbiamo girato il quesito a Remo Ottolina, Presidente di Caffè Ottolina S.p.A. di Milano, ma soprattutto presidente dell’Associazione Altoga. A grandi linee, la risposta è stata questa: “il mercato della torrefazione/ caffetteria italiana presenta una realtà molto frammentata, in cui manca una coesione reale e forte tra le aziende del settore. L’Associazione Altoga, si sta infatti muovendo in tal senso per unificare e coordinare le azioni collettive... come Caffè Ottolina, ma più in generale come spunto per azioni imprenditoriali rivolte all'estero, stiamo lavorando con partner locali in zone ad alto interesse commerciale per sfruttare il vantaggio derivante da un contatto sul territorio. È per noi indispensabile creare una partnership forte e stabile per poter condividere il nostro know-how e l'altissima qualità dei nostri prodotti e collaborare insieme alla ricerca delle location migliori, della gestione dei contatti e dello staff”. Le circostanze, quindi, sembrano essere davvero molto contestuali e anche sinergiche e fanno ben sperare in un progetto sicuramente ambizioso, ... il franchising.
NON SOLO USA: Il brand Lavazza si espande nell’Impero di Mezzo.
In seguito alla conclusione di un accordo con un operatore locale del real estate, Lavazza debutta anche in Cina con i coffee shop, attraverso il format innovativo Espression Lavazza. Il marchio è stato lanciato nel 2007 per rappresentare la società nel mondo e sottolinea la vocazione internazionale della stessa. Sul versante asiatico, dopo l’apertura a Seoul (Corea) nel 2010, è stata la volta della Cina, con 15 punti vendita già operativi e posizionati nelle zone centrali delle città di Shanghai, Pechino e Guangzhou, considerate obiettivi strategici per penetrare il mercato e per promuovere l’immagine del brand e, di conseguenza, per aumentare le vendite di prodotto presso le famiglie. Il piano di sviluppo prevede un allargamento ad altre metropoli del paese, fino a conseguire l’obiettivo di 200 unità, entro il 2016. Insieme al format, sono esportati i valori fondamentali della società rappresentati dall’italianità, dalla qualità e dall’universalità dei prodotti offerti che, oltre all’autentico espresso italiano, comprendono anche un’ampia selezione di bevande calde e fredde e di piatti tipici italiani. L’espansione in Cina mira a potenziare l’attività del brand in un mercato emergente e a creare, soprattutto tra la popolazione giovanile, un’abitudine legata al rito del caffè. Non molto tempo fa, Lavazza ha siglato un accordo con la Russia per aprire due punti vendita Espression a Mosca e a San Pietroburgo, con l’obiettivo di inaugurare 60 unità, entro cinque anni. Inoltre, la crescita in Asia e lo sviluppo in Sudamerica (Brasile, Argentina), portano il target a 450 punti vendita Espression, entro il 2016. Per quanto concerne l’India, già nel 2007, è stata rilevata la catena Barista. Apripista del settore coffee shop in Cina è stato Starbucks: infatti, il primo punto vendita risale al 1999 e, a oggi, il network ne conta 335.
Link utili: Franchising Ristorazione (guarda i marchi in franchising su BeTheBoss)
Articolo a cura di Federico Fiorentini di BRD Consulting