Beesness n°1 gen-apr 2014: editoriale

Internazionalizzazione delle imprese italiane, ma non solo: possiamo dire che questo è stato il filo conduttore dell’ultimo numero di Beesness del 2013. La Redazione si era attivata con i suoi esperti che operano in Cina, per produrre una serie di articoli sul paese e che sono stati molto graditi dai lettori. A dire il vero, alcuni bene informati ci hanno fatto sapere che i mercati esteri, target delle più attive imprese italiane, non è solo il grande paese asiatico. Ecco, quindi, che nel n° 1 del 2014 forniamo ai lettori due articoli sui paesi BRICS e ASEAN, mercati in sviluppo sostenuto dall’aumento del potere di acquisto delle popolazioni in generale ma, soprattutto, dei cittadini a più alto reddito. Chiediamo di leggere quali siano i paesi che stanno dietro alle due sigle e di fare le proprie valutazioni. E nei prossimi numeri contiamo di selezionare articoli sulle possibilità offerte da questi mercati emergenti.

In questo numero abbiamo dato sufficiente spazio alle donne imprenditrici: notizie e ricerche da noi condotte o reperite dalla stampa mettono in evidenza che il business è, per le donne, un obiettivo coltivato non solo da chi è senza lavoro, ma anche da chi vuole affermarsi in settori un tempo di esclusiva competenza maschile. E tutte le statistiche evidenziano che il numero delle nuove imprese gestite dalle donne aumenta di anno in anno, nonostante la crisi.

Anche il retail e il franchising sono stati oggetto di studi molto interessanti condotti in Italia su questi due settori che si intersecano in molti mercati mondiali: invitiamo a leggere i due articoli che danno conto di un sondaggio dal titolo “Retail trend 2013” e di una ricerca “Il retail italiano all’estero: franchising o reti dirette?” Il processo di internazionalizzazione del retail italiano è iniziato qualche anno fa con risultati di un certo rilievo. Ai tradizionali retailer italiani dell’abbigliamento, della pelletteria e degli accessori, si sono recentemente aggiunti i programmi di espansione dei franchisor italiani con prodotti tipicamente italiani, quali il caffè, la pasta e il cibo italiano nelle sue più varie espressioni. Gli analisti del settore sostengono che il fenomeno della presenza del made in Italy all’estero è tuttora in una fase sostenuta, nonostante la crisi finanziaria innescata nel 2007 dai mutui subprime negli Stati Uniti.

Vorrei aggiungere che, come ho recentemente affermato a un convegno, il futuro dei retailer e franchisor italiani dipenda dalla velocità con cui sapranno proiettarsi all’estero con investimenti e con risorse umane adeguati. In primo luogo, il mercato globale è sempre più “vicino” sia per le comunicazioni più veloci sia per le possibilità di vendita assicurate dalle nuove tecniche informatiche (leggi e-commerce). In secondo luogo, il mercato europeo è sempre di più un “home market”, che permette di trasferire risorse umane e capitali per la globalizzazione dei brand italiani nel mondo. Gli imprenditori italiani sono consapevoli di disporre di prodotti e di servizi attraenti per i consumatori sparsi in ogni angolo della terra e siamo certi che sapranno cogliere queste nuove e grandi opportunità per i loro brand.