Un settore che vale 20 miliardi di euro

Data

giu 01, 2007

In occasione della Seconda Conferenza Nazionale del Franchising, un appuntamento di taglio istituzionale che si propone di consolidare il ruolo di “punto annuale sul settore” e nel cui ambito ha luogo la settima edizione del Franchising Congress mirato all’incontro tra marche franchisor e potenziali franchisee, Assofranchising divulga e presenta – come da tradizione - il Rapporto Annuale 2006 sul Franchising elaborato in collaborazione con Quadrante.

Nel rapporto trovano piena conferma le anticipazioni previsionali positive delle scorso ottobre, a riprova della continua crescita del settore a partire dagli anni Settanta e della fiorente vitalità in Italia del modello delle affiliazioni, nel quadro del più ampio processo di trasformazione del sistema e delle reti distributive in Italia. Il dinamismo del franchising non tradisce segni di rallentamento e sta ora estendendosi dai comparti più maturi a quelli più vergini, con un particolare spazio di diffusione nel mondo dei servizi.

Il Rapporto Assofranchising/Quadrante registra difatti il ritorno a una crescita a due cifre con un aumento del giro d’affari del 10,47% per un totale di 20,082 miliardi di Euro generato dalle reti in franchising italiane ed estere operative in Italia, oltre dunque la quota simbolica di 20 miliardi di Euro. Di pari passo crescono le insegne (franchisor) affilianti con un incremento del 5,85% rispetto al 2005 per un totale di 778 marchi presenti sul mercato italiano. Aumentano i punti vendita in franchising (franchisee) in Italia (+ 6,48%) e all’estero (+2,32%). Assai meno accentuato il ricorso ai punti vendita diretti, con un aumento di solo il 1,52%, a testimonianza della maggiore appetibilità e funzionalità su larga scala della formula di affiliazione.

Alla crescita dei volumi corrisponde un correlato incremento occupazionale, il cui aumento è in linea con quelli degli anni pregressi. Per quanto concerne questo indicatore, il Rapporto Assofranchising/Quadrante ha inaugurato a partire dal 2006 un computo che include fra gli addetti occupati nelle reti anche i titolari delle attività, al fine di consentire una maggiore aderenza del dato statistico alla realtà effettiva, dove il coinvolgimento diretto dell’imprenditore nella conduzione del punto vendita è la regola nella maggior parte dei casi. Il numero complessivo di persone operanti a vario titolo nel settore raggiunge nel 2006 la cifra di 176.731, un aggregato ormai imponente di cui diviene inevitabile tenere conto sia a livello di analisi macro sul mondo del commercio, sia a livello di politiche pubbliche.

In linea con il dato storico italiano i settori che “pesano” in misura maggiore sul giro d’affari complessivo delle reti in franchising sono la grande distribuzione in ambito sia alimentare (medie e grandi superfici) che non food (in prevalenza su grandi superfici). Seguono il comparto delle agenzie di viaggio, in forte crescita, e l’abbigliamento. Riguardo al numero di insegne franchisor prevalgono i settori dell’Abbigliamento Uomo Donna, dei Prodotti e Servizi Specialistici e delle Agenzie Immobiliari-Mediazione Creditizia.

Più incoraggiante rispetto al passato è il numero dei punti vendita all’estero, un indicatore che parrebbe rivelare un primo embrione di maggiore attenzione ai mercati esteri. E’ noto che il mercato italiano è ancora lontano dalla saturazione, tanto è vero che gli operatori esteri sono assai intraprendenti, e che gli ostacoli e le criticità per affrontare l’espansione internazionale non mancano (di tipo gestionale, di lingua e di mentalità, finanziari, normativi); d’altro canto, l’internazionalizzazione dell’approccio e dei piani di sviluppo delle reti è un passaggio di fatto obbligato in un’arena dove la pressione dei competitor stranieri si fa sentire ogni giorno di più (in fondo a questo comunicato è incluso un prospetto sintetico dei dati del Rapporto).

I dati definitivi del 2006 indicano che il settore ha ormai con tutta probabilità assorbito il parziale effetto di rallentamento di tassi di crescita registratosi nel 2005 in ragione dell’introduzione della Legge sul Franchising n.129 del 2004, un quadro normativo che se per un verso ha portato ordine nel settore, per un altro ha reso necessaria una fase di assimilazione da parte degli operatori e meno incontrollata l’attivazione delle reti. Non mancano oggi segnali che paiono indicare il consolidamento di premesse per una nuova fase di crescita di rilievo: nei segmenti più maturi gli operatori stanno rafforzando i posizionamenti acquisiti, concentrandosi gradualmente sull’ottimizzazione dei volumi esistenti più che sull’estendersi delle reti, mentre in quelli nuovi (in particolare quelli correlati al variegato mondo dei servizi) il franchising si propone come una delle modalità più convincenti per contendersi gli ampi spazi di mercato, con tassi di crescita potenziali elevati nel breve e medio periodo.

Se si considera che il franchising è sempre più presente nello sviluppo di nuova impresa, nella riconversione del commercio tradizionale al dettaglio, nel trapasso generazionale delle aziende commerciali a conduzione familiare, nell’avviamento dell’imprenditoria giovanile, nelle politiche commerciali di internazionalizzazione, non mancano certo gli argomenti forti per prospettare margini di crescita ulteriore e per l’esigenza di cominciare a guardare al franchising con “occhi diversi” da quelli prettamente settoriali degli scorsi decenni. Si aggiunga infine che nelle aree del Mezzogiorno il franchising è vissuto in termini crescenti come uno strumento di grande efficacia sia per superare i colli di bottiglia distributivi - sul mercato domestico e su quelli esteri quali sbocchi possibili per le produzioni locali distintive di qualità, apprezzabili dai consumatori stranieri, sia per attrarre la presenza e gli investimenti dei grandi operatori nazionali e internazionali. In questo senso le Regioni meridionali rappresentano un serbatoio potenziale di affiliati e di possibili eccellenze imprenditoriali del territorio quali franchisor.

In questo contesto di crescita del settore, Assofranchising, l’associazione di riferimento in Italia dal 1971, ha rafforzato nell’ultimo triennio il proprio ruolo guida a favore non solo dei franchisor associati (oggi 180 in rappresentanza di oltre il 55% del volume d’affari complessivo, avendo, di fatto, triplicato in un triennio il numero degli aderenti e annoverando fra i propri soci la quasi totalità dei marchi di maggiore notorietà e reputazione), ma sempre più dell’intero universo degli operatori: franchisee, sistema dei fornitori di servizi, fiere, operatori media. L’iniziativa portante del ruolo di raccordo e di stimolo alla messa a sistema del mondo del franchising è l’organizzazione annuale della Conferenza Nazionale del Franchising, che ha conosciuto la prima edizione lo scorso settembre e la cui seconda edizione avrà luogo lunedì 28 maggio a Milano, in collaborazione con l’INDIS e la Camera di Commercio di Milano e con il patrocinio della Rappresentanza della Commissione Europea a Milano. L’iniziativa è un momento di taglio istituzionale per “fare il punto” annuale del settore attraverso l’incontro tra enti pubblici, franchisor, franchisee, aziende fornitrici di servizi, specialisti, mondo della scuola e della formazione, media, fiere.

Assofranchising è oggi difatti il punto di riferimento per canalizzare e convogliare il fermento del settore verso formule che ne agevolino la crescita e ne valorizzino la funzione di concorso alla modernizzazione del sistema distributivo italiano nel suo insieme. La Conferenza coniuga la fase di analisi delle problematiche con quella di individuazione degli strumenti attuativi per intervenire in modo effettivo, in una logica di partenariato fra operatori privati e settore pubblico.

La chiave di interpretazione di questa collaborazione è volta a evitare misure di pura sovvenzione o sussidio statale improduttivo, privilegiando il ruolo delle istituzioni quali regolatori del mercato privato e quali sollecitatori dell’iniziativa privata tramite incentivi, cofinanziamenti e agevolazioni produttive negli ambiti dove il sistema economico privato italiano mostra ancora arretratezze rispetto ai modelli più evoluti, quale ad esempio l’eccessiva difficoltà nell’accesso al credito da parte dei giovani o nel rapporto fra mondo della scuola e mondo d’impresa.

Fonte: Assofranchising