Le sfide del made in Italy ai colossi d’oltralpe

Data

gen 05, 2007

Certo, le dimensioni non sono quelle dei concorrenti francesi, capeggiati dal gigante Lvmh (oltre 14 miliardi il fatturato nel 2005) o svizzeri come Richemont, con 4,3 miliardi: ma nella top ten della moda italiana c’è chi realizza ricavi ben superiori al miliardo, come Valentino e Armani. E parla italiano anche un colosso da oltre 4 miliardi di fatturato come Luxottica, leader mondiale dell’occhialeria, che ha recentemente siglato un accordo decennale con Tiffany, simbolo indiscusso del lusso internazionale.

È sempre più su scala mondiale, infatti, che si giocano le occasioni di crescita per il mercato del lusso, che nell’anno appena concluso ha sfiorato i 160 miliardi: in Cina, Russia e India cresce, infatti, il popolo dei nuovi ricchi. Addirittura, i cinesi si stanno trasformando da consumatori in investitori, acquisendo maison come St Dupont o Lanvin.

E tutti i numeri uno del settore hanno nuovi progetti in vista: da Bulgari, che pensa a una linea esclusiva di cosmetici per rafforzare ricavi e profitti già record, al gruppo Mariella Burani che, dopo la pelletteria, sta allargando ai gioielli il suo polo del lusso sostenibile e che, insieme a Tod’s, è stato tra i protagonisti del 2006 a Piazza Affari, secondo gli analisti di Cazenove. Se loro in Borsa ci sono già, altri ci stanno pensando; qualcuno ha già deciso, come il gruppo Ferragamo, che intende festeggiare a Palazzo Mezzanotte l’ottantesimo compleanno dell’azienda. E ha affidato il progetto a Michele Norsa, già artefice della rinascita di Valentino, dopo l’acquisto della griffe da parte del gruppo Marzotto.

Oltreconfine ci sono giganti sempre alla ricerca di firme da aggiungere al loro forziere. Come è accaduto con Gucci, da tempo di proprietà del gruppo francese Ppr: e che il mercato ritiene non sia destinata a rimanere isolata. Una battuta di Pinault sull’interesse per il made in Italy è bastata a far volare i titoli di quelle che, al di là delle smentite delle famiglie proprietarie, sono considerate le possibili prede: Bulgari e Valentino. E non a caso Ppr ha acquisito l’1,5% del capitale di un simbolo del design italiano, Poltrona Frau, matricola di successo lo scorso novembre.

Estratto da Il Giornale del 4/01/07 a cura di Pambianconews