Non è mai troppo tardi per mettersi in proprio

Sono troppo vecchio per mettermi in proprio..

Questa dell'età è una "credenza limitante" (limiting belief) che spesso uccide sul nascere il sogno imprenditoriale di molte persone. Ma la domanda è: per avere successo bisogna essere giovani?

È vero, spesso le storie che vengono pubblicate da giornali e blog, ci trasmettono l’idea di giovanissimi startupper di successo che, dopo gli studi (magari nemmeno completati), affamati e folli come Jobs, si lanciano in un business che li rende milionari.

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Ma non è sempre questo il caso. Anzi, ricerche universitarie hanno dimostrato che non è l’età il fattore determinante per il successo: sono la produttività e la volontà di continuare a provarci a portare risultati.

D’altronde, non sono poche le storie che lo dimostrano fattivamente. Scopriamone cinque.

Non è mai troppo tardi per mettersi in proprio: le storie di chi ha raggiunto il successo in tarda età.

Jack Ma, Alibaba

Oggi è conosciuto nel mondo come l’imprenditore cinese più facoltoso, ma la sua strada è stata in salita.

Prima di trovare il successo, Jack Ma è stato insegnante di inglese, lavoratore in un fast food, guida turistica. Per un periodo di tempo ha anche venduto cianfrusaglie per strada.

A Davos, di recente, ha raccontato di aver ricevuto più di 30 bocciature, da giovane, per altrettante posizioni lavorative a cui si era candidato. A 30 anni non sa ancora qual è la sua strada.

Nato nel 1964 a Hangzhou, Ma lancia Alibaba, la piattaforma di e-commerce più utilizzata in Cina, a 35 anni, nel 1999. E ci metterà un decennio per trasformarla nel colosso che tutti conosciamo.

Oggi Alibaba è valutata 519 miliardi di dollari, con 515 milioni di clienti nel mondo. La spesa media di ciascuno di loro è di 1.200 dollari l’anno. Il patrimonio personale di Ma è arrivato di recente a 30.9 miliardi di dollari, rendendolo ufficialmente l’uomo più ricco del gigante cinese.

Harland David Sanders, Kentucky Fried Chicken

Meglio conosciuto come il Colonnello Sanders, Harland David Sanders è stato il fondatore di Kentucky Fried Chicken (anche nota come KFC), catena di ristoranti in franchising resa famosa dalla “Ricetta Segreta” del pollo fritto ideata dallo stesso Sanders.

Ma anche il suo successo non è arrivato in giovane età.

Perde il padre molto giovane e ha un rapporto molto conflittuale col suo patrigno. Viene licenziato da diversi lavori, complice anche la crisi del ’29, prima di diventare avvocato. Perde successivamente anche la licenza come legale, dopo una rissa in aula con un suo cliente.

Nato nel 1890 a Henryville, in Indiana, Sanders si sposta in diversi stati per cercare fortuna. Nel 1930 è nel Kentucky, a North Corbin, dove la Shell gli offre la gestione di un’area di servizio, in cambio di una quota dei profitti. Qui apre un piccolo ristorante per servire i clienti e la sua fama comincia a diffondersi grazie alle sue ricette speciali. In particolare, quella del pollo fritto.

La stazione di servizio viene però distrutta da un incendio nel 1939. Sanders non si arrende e costruisce un motel con un ristorante da 140 posti. È solo nel 1952, però, che per la prima volta accetta di diventare franchisor, offrendo la propria ricetta segreta per il pollo fritto a Pete Harman, di Salt Lake City. Nasce ufficialmente “Kentucky Fried Chicken”. Sanders ha 62 anni.

Il “Colonnello” muore nel 1980, ma il suo volto campeggia ancora nei ristoranti della sua catena, che oggi ha più di 21mila punti vendita nel mondo, per un valore di 13,5 miliardi di dollari.

Reid Hoffman, LinkedIn

Chi pensa che per lanciare un business nel digital sia necessario essere dei giovanissimi smanettoni, può ricredersi leggendo la storia di Reid Hoffman. Nasce a Palo Alto, in California, nel 1967.

Si fa spedire dai genitori in un collegio del Vermont, dove oltre a studiare sui libri impara diversi mestieri: dal fabbro al carpentiere, fino all’agricoltore.

Torna in California per studiare alla Stanford, laureandosi nel 1990 in “Sistemi simbolici”, oscura facoltà che abbina l’informatica alla filosofia applicata.

Va poi a Oxford, per completare gli studi in filosofia, con un master che conclude nel 1993. Hoffman ha quindi una specializzazione in materie umanistiche, ma decide che il campo in cui può avere un impatto maggiore sulla vita delle persone è quello tecnologico.

Lavora quindi in Apple, poi alla Fujitsu, e nel 1997 fonda SocialNet, uno dei primissimi social network. Per farlo funzionare, Hoffman crea un algoritmo che mette insieme amici e partner in base al livello di affinità. Crede che la sua idea gli garantirà il successo, ma non è così. Compra pubblicità su giornali e magazine, ma non ottiene mai grandi numeri. Dopo due anni di lavoro, lo abbandona.

A fine 1998 Peter Thiel, suo vecchio amico ai tempi di Stanford, lo convince a lavorare con lui su PayPal. Al momento dell’acquisizione di eBay per 1,5 miliardi di dollari, Hoffman lascia la società e riprende il suo progetto per lanciare un social network. Nel 2002, quando ha 35 anni, Hoffman lancia LinkedIn, hub per professionisti. Nel 2011, la società sarà quotata in borsa e nel 2016 acquisita da Microsoft per 26,2 miliardi di dollari.

Ray Kroc, McDonald’s

Anche Ray Kroc seguirà tante strade diverse prima di incrociare quella dei fratelli McDonald.

Nato nel 1902, capisce quasi subito che la scuola non è ambiente adatto a lui. Preferisce imparare a suonare il piano dalla madre e commerciare.

All’inizio della sua “carriera”, il giovane Ray vende bicchieri di carta per Lily-Tulip, diventando venditore di punta della società, e suona nei locali, di sera.

Impieghi modesti, ma solidi, che gli consentono di mantenere la propria famiglia (nel frattempo si è sposato e ha avuto una bambina). Eppure decide di abbandonarli per mettersi a vendere frullatori. Ed è qui che arriva la prima vera svolta. Perché a un certo punto, negli anni ’40, incontra i due fratelli McDonald, che hanno aperto a San Bernardino, in California, un locale molto innovativo per l’epoca: un self service. Pochi piatti in menu, veloce nelle consegne, pulitissimo. Ray ci vede tantissime potenzialità. Quando vende una serie di frullatori ai fratelli McDonald, decide di proporgli un franchising che porti la loro idea in ogni angolo d’America.

I due sono restii, ma Ray riesce a convincerli ad aprire il primo McDonald’s nel 1955 a Chicago. Il business non decolla subito, almeno finché Kroc non capisce che i veri soldi sono nell’immobiliare: oltre a pagare una quota sui profitti, obbliga i franchisee a versare anche l’affitto della struttura, ogni mese. Il gioco è fatto.

È nel 1965 che l’attività decolla definitivamente: i McDonald’s quell’anno diventano 700 e la catena di ristoranti arriva a Wall Street. Ray ha 63 anni.

Henry Ford

Nato nel 1863 è probabilmente l’industriale più famoso di tutti i tempi. Inventore del metodo fordista – in parole povere, della catena di montaggio – la sua fabbrica ha abbattuto enormemente i costi di produzione delle automobili, rendendole quindi alla portata di molti più consumatori.

Da giovane lavora con le macchine a vapore e a 28 anni viene assunto nell’azienda di Thomas Edison come ingegnere.

Nel tempo libero si appassiona ai veicoli a motore. Nel 1986 il Quadricyle, il suo primo esemplare, viene prodotto in tre esemplari. Il suo capo, sempre attento alle innovazioni (e a quello che può guadagnarci), lo incoraggia a proseguire nel campo dell’automobile. Ford decide però di mettersi in proprio: si licenzia nel 1899 e fonda la Detroit Automobile Company.L’azienda però non va bene. I modelli prodotti sono troppo cari, malgrado non offrano una qualità eccellente. In due anni la Detroit è chiusa.

Ammirato dal suo lavoro, l’imprenditore William Murphy decide però di dare una seconda chance al giovane ingegnere. Fonda la Henry Ford Company e assume Henry come capo ingegnere.Passa appena un anno e Ford lascia la società che porta il suo nome (e che di lì a poco diventerà la Cadillac), per una lite su questioni finanziarie.È il 16 giugno 1903, a 40 anni, che l’ingegnere fonda la Ford Motor Company.

Il successo vero arriva però cinque anni più tardi, con la Ford T. Semplice da guidare, economica, facile da riparare, l’auto ha una diffusione mai vista prima: 15 milioni gli esemplari venduti in 19 anni.

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