Miss Sixty senza frontiere gioca la carta dell’online

Data

set 24, 2008

Il fatturato in Cina è previsto in crescita del 30% entro il 2009, mentre si sta preparando lo sbarco in India. "E l’ecommerce ci aprirà a tutto il mondo"

ENRICO MARIA ALBAMONTE

Sixty pensa in grande e punta ai ricchi mercati orientali. Nei piani del gruppo italiano di abbigliamento casual chic c’è una sistematica espansione distributiva nei paesi dell’area del cosiddetto Bric (acronimo che indica la grande area che comprende Brasile, Russia, India e Cina) e che rappresenta il nuovo Eldorado per i marchi del lusso globale. In particolare nell’ex Celeste Impero, oggi divenuto un ghiotto bacino per il Made in Italy, il gruppo di Chieti — che controlla marchi fashion come Miss Sixty, Energie e Killah ma anche Murphy and Nie, Baracuta, Refrigiwear, Richlu e Roberta di Camerino — mira a mettere salde radici. «In Cina, dove siamo già presenti con Miss Sixty, Killah ed Energie in città come Shanghai e Pechino — anticipa Renato Rossi, contitolare e fondatore, insieme a Wichy Hassan, dell’azienda — stiamo progettando una penetrazione sempre più capillare nell’entroterra. Entro la fine di quest’anno apriremo 17 nuovi negozi sparsi in centri come Taipbing, Laiya, Tianjin, Huozhan e Quanzhou, solo per citarne alcuni, che si andranno ad aggiungere alle altre 19 opening realizzate nel primo semestre di quest’anno; mentre nel 2009 solo per Killah prevediamo altre 9 vetrine».
E mentre i due marchi trainanti — Miss Sixty, etichetta di prêtàporter dedicata solo alla donna, e Energie, tutto al maschile — in Cina prevedono di chiudere il bilancio 2009 con una crescita del 30%, il gruppo si sta preparando per entrare alla grande nel mercato indiano. In calendario l’inaugurazione di 40 punti vendita nei prossimi tre anni, partendo da città chiave per lo shopping internazionale come Delhi, Bangalore e Mumbai. Il tutto sulla scorta di una strategia di sviluppo oculata e lungimirante. Ma non aggressiva. «Nell’area del Bric ci stiamo muovendo per gradi, appoggiandoci prevalentemente a partner locali affidabili e competenti nel ramo della distribuzione. Il Brasile — spiega Rossi — è l’unico paese fra quelli emergenti in cui abbiamo una filiale diretta; mentre in Cina abbiamo firmato sei anni fa una jointventure con l’imprenditore locale Fang, uno dei leader della zona. In India ci siamo affidati a Reliance Brands, e in Russia il nostro attuale partner commerciale è Alimex Group». Un partner che consentirà al gruppo di Wichy Hassan e Renato Rossi di consolidare la sua presenza nei territori dell’Est Europa e di aprire nei prossimi tre anni 50 nuovi negozi a marchio Miss Sixty, Energie e Killah. E, in parallelo, di acquisire nuovi clienti multimarca nei territori della Russia e delle ex Repubbliche Sovietiche, fra cui Kazakistan, Armenia e Azerbajan.
Per sottolineare la visione globale del proprio business il gruppo, che presenta ogni sei mesi a New York nel calendario ufficiale della settimana del ready to wear le vivaci e ricercate proposte di denim e abbigliamento glamourous targate Miss Sixty, ha lanciato la sua prima vetrina online proprio dedicata a quest’ultimo brand e aperta ai clienti di tutto il mondo. Grazie a questa nuova, ecumenica iniziativa sarà possibile acquistare sul Web tutti i capi delle collezioni della linea ammiraglia del gruppo. «Ma stiamo già pensando a un nuovo ecommerce anche per Energie», rivela in anteprima Renato Rossi, ingegnere prestato alla moda e oggi al timone, insieme al socio Wichy Hassan, di un vero e proprio impero della moda che conta 20 filiali commerciali, 300 monomarca e 7.000 punti vendita disseminati in più di 100 paesi a livello mondiale.
Una macchina da guerra che macina utili e fatturati: 690 milioni di euro di giro d’affari raggiunto nel 2007, con un Ebitda pari all’11% del fatturato e una proiezione di crescita che per il 2008 che dovrebbe ammontare a 720 milioni, mentre 820 milioni di euro è il risultato complessivo atteso per il 2010. «La nostra forza è sempre stata nell’innovazione continua e nella ricerca sul prodotto, dato che per primi abbiamo superato la frontiera dell’unisex creando jeans a misura di donna — commenta Renato Rossi — ma le nostre intuizioni più felici provengono sicuramente dalla comunicazione». Molto prima del nuovo flagship store virtuale in rete infatti, nel lontano 1983 Wichy Hassan, all’epoca già votato alla sperimentazione stilistica e all’attenta osservazione delle tendenze moda, catalizzò l’attenzione della gente con le sue vetrine ironiche e shock, realizzate in collaborazione perfino con il disegnatore di fumetti Andrea Pazienza per il primo negozio romano a insegna Energie di via del Corso, dove vendeva capi di ricerca di vari marchi che andava a scovare in giro per il mondo.
Da lì l’idea, suggeritagli anche dall’amico Renato Rossi, di dar vita a un progetto stilistico autonomo e alternativo. «La nostra identità è sempre stata legata alla dirompente creatività degli anni ‘70 tanto che Miss Sixty doveva in origine chiamarsi Miss Seventy — confessa Wichy Hassan, designer delle collezioni del gruppo — la mia è una pop fashion che si rifà a Andy Warhol ma anche a Keith Haring, attinge alla musica rock e si rivolge a donne e uomini giovani anche nello spirito, liberi e indipendenti nella scelta del proprio guardaroba».
Uno stile frizzante che piace, fra le altre, a Brithney Spears e Cloe Sevigny. E in questi giorni a Milano, in occasione della maratona di Milano Moda Donna, lo stilista sta mostrando i frutti del lavoro svolto per ringiovanire e dare nuova linfa allo storico marchio di borse da donna Roberta Di Camerino, acquisito dall’azienda qualche mese fa. Un’altra mossa felice sulla via del potenziamento di uno dei settori più strategici nel futuro del business della società: gli accessori che già da qualche tempo Sixty produce internamente.

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