Più pc e meno scarpe: così cambia la spesa degli italiani

Data

giu 18, 2008

Meglio un telefonino che un paio di scarpe. Meglio uno schermo al plasma che un libro. Le abitudini di spesa delle famiglie italiane sono cambiate in questi anni orientandosi sempre di più verso la tecnologia, ormai alla portata di quasi tutte le tasche vista la progressiva diminuzione dei prezzi, e tralasciando beni tradizionali, dai vestiti ai giornali.

Secondo le statistiche contenute nella relazione annuale di Bankitalia, gli italiani che hanno stretto la cinghia lo hanno fatto tra il 2000 e il 2007 limitando soprattutto le spese per l’istruzione, lo svago, le vacanze e il vestiaro, ma anche per le sigarette, complice probabilmente il divieto di fumare nei luoghi pubblici entrato in vigore a gennaio 2005.
Nei sette anni l’aumento più impressionante della spesa delle famiglie è quello registrato per il capitolo comunicazioni. L’impennata è stata di oltre il 70% al punto che la spesa complessiva degli italiani è passata dai 19 miliardi di euro del 2000 ai quasi 33 miliardi di euro dell’anno scorso.

E il dato è ancora più significativo considerando che nello stesso settennato l’inflazione del settore è stata negativa per il 26%. La spesa è quindi aumentata nonostante il calo dei prezzi, di cui gli italiani hanno approfittato ampiamente facendo volare i consumi reali. Discorso simile per il capitolo articoli audiovisivi, fotografici, computer. La spesa delle famiglie è cresciuta del 19,5% in sette anni, arrivando a 24,3 miliardi di euro, anche se l’inflazione è scesa del 6,4%.

Le parti si invertono invece se si vanno a vedere i consumi di tabacchi o di vestiti e calzature. In questo caso, infatti, i prezzi sono cresciuti a ritmi sostenuti (+49% per i tabacchi, +15,9% per l’abbigliamento) mentre la spesa è diminuita del 7,1% per i primi e del 3,2% per vestiario e scarpe. Al netto dell’inflazione, il calo sarebbe nettamente più drastico. Non va molto meglio per i mobili e gli elettrodomestici: la spesa delle famiglie, secondo Bankitalia, è scesa lo scorso anno a 41,5 miliardi dai 43,2 miliardi del 2000. I prezzi sono invece aumentati del 13,1%. Peggio ancora è andata a giornali e libri, che hanno particolarmente sofferto la ‘’concorrenza” di pc, internet e tv: l’inflazione è stata del 18% in sette anni, ma la spesa delle famiglie è diminuita dell’8%, segnale di un calo drastico dei consumi.

Che la cultura sia ormai ridotta ad una Cenerentola lo dimostra anche il fatto che a diminuire, a dispetto dei prezzi, siano state anche le spese per l’istruzione, le vacanze organizzate ed altri servizi ricreativi o culturali. La flessione è stata dell’1,5% ma al netto dell’inflazione, pari al 23%, il calo è molto più evidente.

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