Mario Resca, Confimprese: «Ancora in calo il no food. Gli italiani razionalizzano le spese»

Data

feb 21, 2013

Milano, 21 febbraio 2013 – Ancora in calo il settore del no food nel mese di gennaio vs stesso mese 2012. Il barometro mensile di Nielsen elaborato per Confimprese Lab evidenzia una contrazione a valore e a rete costante del -6,4%. Tra le bottom 5 del mese che registrano le peggiori flessioni a valore e a rete costante sono l’abbigliamento con il -10,8%, i casalinghi con -10,4% e gli elettrodomestici con un secco -10%. A totale Italia si conferma il calo delle quantità acquistate (-2,4%) e dei fatturati (-1,8%). In controtendenza il food, dove il freschissimo registra addirittura una crescita del +2,2%, imputabile a un effetto calendario favorevole, in quanto la prima settimana di gennaio comprende lunedì 31 dicembre. 
Quanto alle superfici di vendita, oltre ai grandi ipermercati (-3,7% a volume), sono soprattutto le piccole superfici a soffrire maggiormente: -7,4% la variazione dei volumi nei super 400-799 mq, -6,9% nel libero servizio e -4,1% nei piccoli negozi tradizionali.

«Gli italiani spendono per i beni di prima necessità – commenta Mario Resca, presidente Confimprese –, ma frenano sul resto. La loro capacità di spesa è limitata, l’indice di fiducia ha perso 7 punti percentuali anche nell’ultimo trimestre del 2012 sul trimestre precedente. L’incertezza economica e politica, la crisi dell’Euro zona, l’incombenza del fiscal cliff negli Usa spingono il consumatore al contenimento della spesa. Il mondo distributivo deve cercare soluzioni innovative e assortimenti più ricchi con una sempre maggiore attenzione al rapporto qualità/prezzo».

A livello geografico, l’area 1 risulta a volume e a rete corrente la meno negativa (-0,9) rispetto alle altre, tutte in forte flessione: l’area 3 resta sempre quella con il trend più negativo con il -3,7% (alla Basilicata la peggiore performance -4,8%, seguita da Umbria -4,5% e Abruzzo -4,3%). Nell’area 2, che registra il -3,6%, il Veneto performa male con -3,9%; lo segue a breve distanza l’Emilia Romagna con -3%. I risultati peggiori arrivano dall’area 4 (-3,5%), dove la Sicilia registra la flessione più impegnativa pari al 9%, la Basilicata il -4,8%, il Molise il -5%, la Calabria il -4,4%. Quattro le regioni in positivo appartenenti ad aree diverse: Valle D’Aosta (+11%), Trentino (+2,3%), Lombardia (+1,2%), Liguria (+0,7%).


Laura Galdabini
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