Oscar Farinetti: tutti i segreti di "Mr. Eataly"

Data

gen 16, 2015

Manalto

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gen 16, 2015

Prendi il paese più bello del mondo, e porta le sue bellezze nel mondo. E il business è fatto. C’è chi ha capito prima degli altri di avere tra le mani una ricchezza senza eguali, una fortuna chiamata biodiversità, da cui scaturisce una delle più grandi attrattive italiane nel mondo: il cibo. Ecco come nasce Eataly, da un’attenta analisi dello straordinario potenziale del nostro paese, che viene ora portato, celebrato e raccontato in Italia e oltre i confini nazionali. Eataly è un mix di colori, profumi e sapori, ma soprattutto di storie. La condivisione di tradizioni, culture e valori che stanno dietro ogni singolo prodotto tramite uno storytelling intelligente e non invasivo che arricchisce il consumatore di un percorso esperienziale a 360 gradi.

Ci ha visto lungo Oscar Farinetti quando nel 2004 ha dato vita all’azienda che oggi fattura 350 milioni di euro (questa la previsione di chiusura per l’attuale esercizio) e conta più di 20 punti vendita tra Italia, Stati Uniti, Emirati Arabi, Turchia e Giappone, più quelli di prossima apertura in Brasile, UK, Francia e Russia. 

Beesness ha incontrato “Mr. Eataly”, fresco vincitore del premio “EY imprenditore dell’anno 2014”, per scoprire quali sono le sfide e gli obiettivi per il prossimo futuro. 

Expo 2015 è alle porte, come sfrutterete questo importante evento internazionale? 

Avremo un grandissimo intervento fisico che si intitolerà the answer my friend is blowing in the wind. Narrerò i venti, con venti ristoranti a vista, uno per ogni regione d’Italia, dove si alterneranno 120 ristoratori nostrani, proponendo di mese in mese i migliori piatti della propria tradizione regionale: ci saranno osterie del mondo slow food ma anche ristoranti stellati, che con 80 piatti rappresenteranno una parte della biodiversità regionale italiana. Accanto a questo intervento fisico, avremo un intervento poetico, con la collaborazione di 4 entità importanti: narreremo la biodiversità italiana su 4 livelli, quella enogastronomica ed agroalimentare, frutto del lavoro di 2 anni di un gruppo di giovani di Eataly, quella dei paesaggi italiani frutto del lavoro dell’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo, quella umana, a dimostrazione del fatto che siamo il paese con più etnie al mondo, frutto del lavoro della scuola Holden di Torino, e infine quella artistica, curata da Vittorio Sgarbi. L’obiettivo è spiegare ai turisti, italiani e non, questa meraviglia, questo vero primato dell’Italia che è il più grande continente del mondo sotto il profilo della biodiversità. 

 

Viviamo in un’era che è sempre più digitale, un mondo nuovo da cui non si può più prescindere. Quanto pesa l’e-commerce per Eataly?

Ci son sempre due modi per giudicare i numeri: valutarli o confrontarli. Il consumo alimentare del mondo è pari a 10 mila miliardi di euro, quello che si vende on line è lo 0,1% ovvero 10 miliardi di euro. Mi vien da dire che fortunatamente lavoro in un campo in cui certe macchinette non riescono a riprodurre profumi e sapori. Eataly fa l’1% del fatturato on-line, su 400 milioni ne fa 4. Ma è un numero che quest’anno cresce di 3 cifre in Italia e di 4 in America a New York e quindi siamo contenti e schiacciamo un po’ sull’acceleratore. Vogliamo introdurre i freschi, con tutte le difficoltà del caso legate alla logistica. Ma l’85% di quello che noi mangiamo a casa è fresco e quindi dobbiamo vendere quello se vogliamo far grandi numeri. 

È vero che Eataly sbarcherà sulle Alpi, a Courmayeur? 

Certo, siamo in fase avanzata per aprire sul Monte Bianco. Dopo che abbiamo fatto Eataly in campagna dobbiamo fare Eataly in montagna e poi anche Eataly al mare…pian pianino ci arriviamo. 

Come vede lo scenario economico del nostro paese, riusciremo noi italiani a mantenere il controllo sulle nostre attività o le perderemo a beneficio degli stranieri? 

Non c’è niente di scandalizzante se un’azienda europea o mondiale compra attività italiane, anzi va benissimo, come non c’è niente di scandalizzante, ma anzi è benaugurante se le imprese italiane si comprano società americane, penso a Luxottica ad esempio che ha comprato Ray-Ban, ed è una cosa bellissima. Anche noi stiamo comprando all’estero perché il futuro è nel mondo. Noi dobbiamo essere fieri della nostra biodiversità e dobbiamo essere bravi a portarla oltre i nostri confini. Chi entra da Eataly New York leggerà “Grazie America” perché io uso la loro farina, perché è straordinaria, però poi faccio il pane con il 100% del savoir-faire italiano. Io mi sento cittadino del mondo e nel mondo porterò la mia creatività. Il mondo che immagino fra non troppi anni, è un mondo dove l’integrazione è diventata interazione, dove tutti questi colori saranno una meraviglia. È lì il bello. Un mondo fatto di stati autarchici non mi piace. 

Oscar Farinetti, un uomo dalle mille risorse e risposte. Da dove nasce il nuovo format di domande “Perché” che ha recentemente ideato? 

Come hobby, la domenica quando sono a casa mi diverto a inventare progetti, poi chiaramente ne realizzo uno su centomila. E allora ho pensato di regalarne uno a una Onlus fantastica, i Magazzini Oz di Torino, di modo che in un momento in cui è sempre più difficile ottenere contributi pubblici e donazioni, potessero metterlo in atto e guadagnarsi i soldi da soli. E così è nato un negozio che vende domande, perché siccome è una vita che vendo risposte, ho pensato fosse giunto il momento di cambiare. E ha un successo enorme. Sono scatole regalo dove dentro c’è una domanda, divise per tematiche: amore, famiglia, sesso, società, politica, tutto. Eataly Fire, sogno o realtà? Eataly Fire è un mio sogno. Un sogno che nasce da una considerazione molto semplice: un milione e mezzo di  anni fa l’uomo inventava il fuoco, la più grande rivoluzione che ci sia mai stata, e dopo un milione e mezzo di anni l’abbiamo cancellata. Nei ristoranti non c’è più il fuoco, è tutta induzione. Io voglio rimettere il fuoco, aprire un grande ristorante che abbia al centro un camino immenso con un fuoco, un braciere attorno al quale qualcuno che tiri su la brace e che cucini con le griglie, e prima o poi lo faremo. 

Qual è il ruolo delle risorse umane nella sua azienda? 

L’imprenditore ha il dovere di pensare che il lavoratore ha pari dignità. L’imprenditore ha il merito di investire e di metterci l’idea creativa, il lavoratore ha ugualmente il dovere di impegnarsi. L’imprenditore deve avere rispetto dei lavoratori. 

Ha dimostrato negli anni di essere un imprenditore capace di rinnovarsi e reinventarsi costantemente. Dopo l’esperienza di Unieuro, e l’avventura Eataly, quali altri progetti ha in serbo per il futuro prossimo? 

Una grande azienda che si chiamerà Green Pea, “pisello verde” che avrà come scopo quello di trasferire il valore del rispetto dal senso del dovere a quello del piacere. L’obiettivo è far diventare bello il comportarsi bene, diffondere il concetto che vivendo con impegno e senso di responsabilità si vive meglio.