Mettersi in proprio: motivazioni e ostacoli

EUROPA E ITALIA, POPOLATE DA GRANDI “FAN” DELL’AUTO IMPRENDITORIALITÀ 

I CITTADINI EUROPEI, E IN PARTICOLARE QUELLI ITALIANI, ANCHE L’ANNO SCORSO HANNO TRIBUTATO GRANDE FIDUCIA ALLA POSSIBILITÀ DI METTERSI IN PROPRIO

È quanto emerge in modo evidente dall’Amway Entrepreneurship Report in Europa e in Italia e riferito al 2012, realizzato in collaborazione con l’università di Monaco e condotto dalla società di ricerche GFK Eurisko di Norimberga, Germania. Sono stati presi in esame 16 paesi, tra cui l’Italia, e un campione rappresentativo di circa 18.000 individui di età superiore ai 14 anni, che hanno risposto a interviste di tipo “face to face” oppure telefoniche. Le rilevazioni statistiche si sono svolte tra i mesi di maggio e di giugno 2012. Nonostante la congiuntura economica sfavorevole e una crisi che si protrae da diversi anni, sembra proprio che il lavoro autonomo, ancora una volta, rappresenti una considerevole opportunità di realizzazione e di gestione personale. A dispetto delle frequenti considerazioni negative sul nostro paese e, più nello specifico, sul mercato del lavoro e sulla disoccupazione giovanile, i dati rilevati dall’indagine Amway sottolineano che sono proprio i giovani italiani i più propensi e i più entusiasti a orientarsi verso il diventare imprenditori di se stessi.

Anche se rispetto al 2011, l’anno scorso la media dei cittadini europei favorevoli all’auto imprenditorialità è diminuita leggermente, passando da un 72% a un 69%, il dato rimane comunque statisticamente molto rilevante. Al contrario, l’Italia si posiziona al quarto posto - dopo Danimarca, Francia e Gran Bretagna -, dove la percentuale di cittadini propensi al lavoro autonomo è salita fin quasi al 74% del totale (70% nel 2011). Risulta positiva, con uno scarto di quasi 10 punti rispetto al 2011, anche la propensione degli italiani a immaginare di avviare un’attività in proprio (46% nel 2012).

Motivazioni a mettersi in proprio

Tra le motivazioni principali a intraprendere un lavoro autonomo spicca in Europa (45%) e anche in Italia (48% contro 43% nel 2011) la possibilità di essere indipendenti da un datore di lavoro, seguita dalla prospettiva d’autorealizzazione (40% in Italia contro la media europea pari al 38%). Per le altre motivazioni, si verificano alcuni scostamenti a livello europeo e italiano. Infatti, in merito alla migliore conciliabilità tra casa e lavoro (24% sia in Italia sia in Europa), i cittadini italiani la posizionano al terzo posto, mentre gli europei prediligono la possibilità di un secondo reddito (33% contro un 21% degli italiani)

Criticità

Le criticità al mettersi in proprio individuate a livello europeo attengono alla mancanza di capitale iniziale (57% contro 54% in Italia), all’incertezza della situazione economica (44% contro 52% in Italia) e, infine, al timore di fallire (35% contro 34% in Italia). Alla domanda se l’imprenditorialità sarà egualmente o rivestirà un peso maggiore nel futuro - inteso come da oggi a 10 anni -, il 78% degli intervistati europei risponde in modo affermativo, rivelando una omogeneità di vedute sia a livello europeo sia italiano (85%). 

Differenze tra lavoro autonomo e dipendente

Se analizziamo il mettersi in proprio da un particolare punto di vista, ovvero le differenze principali tra il lavoro autonomo e quello dipendente, notiamo che sia per i cittadini europei sia per quelli italiani il maggior pregio risiede nella “possibilità di scelta autonoma del luogo dove lavorare” (a pari merito al 45%), anche se emergono scostamenti sostanziali nelle risposte successive. Infatti, in merito “al coraggio di scoprire nuovi percorsi”, il 44% dei cittadini europei lo posiziona al secondo posto (contro 34% in Italia), mentre gli italiani prediligono “ la capacità di gestire il proprio tempo lavorativo in modo più flessibile” (37% in Italia contro il 40% in Europa). Ma lo scostamento più evidente tra gli intervistati italiani e quelli europei concerne alla “possibilità di guadagno”, posizionata al terzo posto per i primi (36%) e solo al sesto per i secondi (26%). 

Il candidato ideale all'auto imprenditorialità

Il candidato ideale all’auto imprenditorialità si presenta, sia a livello europeo sia italiano, come un individuo giovane (il 78% degli intervistati di età inferiore ai 30 anni), di genere maschile (71% rispetto al 67% delle donne, mentre in Italia si registra un 76% contro un 71%) e in possesso di una laurea (78% rispetto a un 67% privo di titolo universitario, mentre in Italia le percentuali salgono rispettivamente all’87% e al 72%, con un gap di ben 15 punti). I laureati propendono verso “l’autorealizzazione e la possibilità di concretizzare le proprie idee” (48% contro 37% di non laureati, mentre in Italia le percentuali si stabilizzano rispettivamente al 49 e al 39 per cento). 

Ma la vera sorpresa italiana è rappresentata dalla popolazione giovanile, la più propensa a intraprendere un’attività in proprio. Il dato statisticamente rilevato è decisamente significativo: infatti, ben l’82% dei giovani italiani al di sotto dei trenta anni rivela un atteggiamento positivo nei confronti del lavoro autonomo rispetto al 78% degli intervistati europei e il 61% riesce anche a percepirsi nel ruolo di imprenditore, in confronto “all’esiguo” 48% dei giovani europei. Il 62% dei giovani italiani motiva la propria scelta grazie alla possibilità di essere indipendenti dal datore di lavoro (contro il 45% in Europa), a cui segue la possibilità di auto realizzazione (53% contro 38% in Europa). Al contrario, la motivazione legata alla “possibilità di ottenere un secondo reddito” si posiziona agli ultimi posti della classifica, sia a livello italiano sia europeo, con un esiguo 13%, rispetto alla media italiana (21%) e a quella europea (33%). 

Come i cittadini europei in generale, e quelli italiani in particolare, i giovani vedono nella mancanza di capitali iniziali (58% contro 57% in Europa), nell’incerta situazione economica (53% contro 47% in Europa), nel timore di fallire (35% sia in Italia sia in Europa) e nelle difficoltà burocratiche (34% in Italia e in Europa), gli ostacoli principali nel cammino verso la auto imprenditorialità. Ma nonostante ciò, lo sguardo dei giovani rivolto al futuro è decisamente positivo, in termini di maggiore o di uguale importanza dell’imprenditorialità nel panorama lavorativo (91% in Italia e 78% in Europa). Se il 52% dei giovani italiani (contro 45% in Europa e in Italia) individua nella scelta autonoma del luogo di lavoro come la differenza più saliente tra la figura  dell’imprenditore e quella del dipendente, le possibilità di redditi più elevati e di una organizzazione più flessibile del tempo dedicato al lavoro non sono da meno (entrambi al 41% ma, nel caso di guadagni superiori, la media italiana è pari al 35%, mentre quella europea scende al 26%). 

FOCUS

Mentre la media dei cittadini europei favorevoli all’auto imprenditorialità diminuisce, passando da un 72% a un 69%, al contrario, in Italia sale  fin quasi al 74% del totale (70% nel 2011), posizionandosi al quarto posto, dopo Danimarca, Francia e Gran Bretagna. Risulta positiva, con uno scarto di quasi 10 punti rispetto al 2011, anche la  propensione degli italiani a immaginare di avviare un’attività in proprio (46% nel 2012). 

 

Amway Corporation, fondata nel 1959 nel Michigan, Usa, è leader mondiale nel settore della vendita diretta e offre prodotti di consumo e opportunità di affari attraverso una rete di oltre 3 milioni di incaricati alle vendite e presenti in più di 100 paesi in tutto il mondo. Nel 2011 Amway ha registrato un fatturato globale pari a 10.9 miliardi di dollari. Nel 1973 sbarca in Europa e oggi opera in 29 paesi, tra cui l’ltalia dal 1985, e vi prestano lavoro più di 1.500 promotori / venditori. Ha in catalogo oltre 450 prodotti nei settori cosmesi, benessere e cura della casa. Amway.it

Articolo a cura di Laura Bonani

 

Ti potrebbe anche interessare:

Mettersi in proprio con il franchising